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al testo di Giovanni Ivano Sapienza
ciel dor
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Il lupo divora l'essenza, la messe cresce nei reami dei baci, sui nei di Guendaline che scioglie una treccia sul mare. La musica canta per gli assonnati ed i giusti e solo ed intento al gioco un bambino farfuglia parole d'amore ,per forare il buio: nel sogno smantella bastioni di cartapesta col pittore in fumi di pozioni bizzarre,compagno d'avventure, presso un fiume dove i pesci non temono l'amo, archetti neri trasmigrano nell'azzurro e quasi a commento la vestaglia di Rose prende a filtrare le ultime marzoline polveri,sul desco dei bachi. Eco d 'essenza giace nel deposito dei vasi del polline, il bimbo accosta alle labbra l'indice, poi nell'aria solleva un gesto in silenzio, ad indicare un fuso sospeso sotto la volta di un cielo d'oro.
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